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  • Aleandro Roncarà

    Nasce a Orbetello nel 1967.

    Ma questa è solo l’ultima parte della storia. Prima ci sono una famiglia di ristoratori di Orbetello, il basket professionistico, uno studio grafico, tutta una vita a Montecatini… il suddetto ristorante che diventa la sua “galleria privata…e i suoi tre splendidi figli, soprattutto: Carlotta, Lupo e Brando.

    Poi c’è il disegno, quello sempre. Su diari, muri, gessi da ospedale e miliardi di fogli.  Infine i quadri, stavolta i suoi. Con i suoi personaggi, con dentro il suo mondo, tutti dentro il loro mondo. Mondorondo, appunto.

    Dove si muovono Centòmini, Mister Phil, Dixie, Rebblu, Squalogatto, … dove tutto è fantasia e niente è violenza.

    Questa terra stravagantemente mitologica nasce dalle canzoni degli anni Settanta, sulle note di Loi e Altomare, Drupi, Rino Gaetano; si alimenta delle gesta di leggendarie figure, quelle che insaporiscono i racconti e le notti di tutte le città, di tutti i bar, di tutte le compagnie. I veri “personaggi”, insomma…  quelli che ogni frase potrebbe essere il titolo di qualcosa, di una canzone, una ricetta come di un romanzo d’appendice. I veri officianti della ”religione del tirare tardi e aspettare mattino” nella sua città, che sono memoria e futuro di ogni generazione.

    Quelli che, per quanto “riveduti e S-corretti”, stanno proprio bene a Mondorondo.

    I personaggi che animano Mondorondo (l’ameno pianeta senza vocabolario!) vivono, respirano, sono immersi, sono essi stessi colore puro, diretti, iconici, semplici nel modo di divertire e rallegrare apparendo. A Mondorondo tutto è fantasia e niente è violenza come sottolinea l’artista.

  • Andrea Agostini

    Andrea Agostini nasce ad Ancona nel 1964 e dopo essersi diplomato all’Istituto Statale d’Arte della città, frequenta l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) ottenendo l’attestato di laurea. Nel 1989 insegna Progettazione Grafica all’Istituto Statale d’Arte “Fortunato Depero” di Rovereto (TN) e l’anno seguente inizia a collaborare come grafico interno con una nota ditta d’abbigliamento. Attualmente segue diverse aziende nello styling della comunicazione visiva, occupandosi inoltre dell’ideazione grafica applicata al tessuto. Collateralmente tiene dei seminari presso le scuole d’arte sopraccitate.

  • Antonio Massa

    Antonio Massa è nato a Terni il 25 Agosto 1955. A vent'anni la sua prima mostra a Sorrento, dove riscuote un notevole successo che lo invoglia a continuare. Autodidatta, ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia ed all'estero in Germania ed in Svizzera. Ha lavorato come progettista designer per poi dedicarsi completamente alla pittura. Molte sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private. Attualmente vive e lavora a Sorrento. Nei suoi fiori incantanti,nelle confortanti stesure di dolci rosa e rossi caldi ci troviamo come in un'oasi durante una giornata afosa. Quella di Massa è una pittura a dimensione umana, la sua fantasia ci dona con amore e voluttà il portato della sua arte, con la grazia della semplicità liberata da quel tardo romanticismo che non fa per chi vive nella nostra epoca. Solo l'amore per la pittura e l'entusiasmo nel dipingere possono dare la qualità che è insita nelle opere di questo artista che si è dedicato alla pittura come ideale di vita.

  • Athos Faccincani

    Athos Faccincani nasce a Peschiera del Garda nel 1951. Tra il 1967 ed il 1969 frequenta lo studio di Pio Semeghini e poi, a Venezia, gli studi di Novati, Gamba, Seibezzi. Sempre in questo periodo ha modo di conoscere a Brescia Ottorino Garosio e Angelo Fiessi. Nel 1970, terminati gli studi, si dedica alla pittura ed all'equitazione con il supporto dall'amico Nantas Salvalaggio. Nel 1980, dopo un lungo periodo di riflessione, passa dalla rappresentazione delle figure umane a quello del paesaggio. Lo stile di Faccincani è riassumibile in un impressionismo rivisitato, dai colori puri e accesi, tesi alle motivazioni culturali del XXI sec. Oggi le sue opere sono presenti nella maggior parte delle collezioni d'arte d'Italia ed in alcuni musei europei, anche in seguito alla mostra tenutasi al parlamento europeo di Strasburgo ed alla mostra Antologica Istituzionale presso il Complesso Monumentale del Vittoriano a Roma nel 2005, alla personale di Castel dell'Ovo, Sala delle Prigioni, Napoli, a quella tenutasi presso il Grand Hyatt Hotel di Tokyo, ed alla mostra presso le sale del Castello Aragonese di Taranto nel 2006.

  • Beppe Francesconi

    Beppe Francesconi è nato a Marina di Massa il 15 Aprile 1961,dove vive e lavora. L'arte di Beppe Francesconi si caratterizza per una notevole accentuazione dei motivi fantastici, una visione che rispecchia i territori del sogno, con una creatività fuori dagli schemi ordinari. La sua pittura trova nei colori azzurri e rossi, solari, i temi più congeniali, alternati a dei suggestivi notturni, dove un cielo pieno di stelle diventa fondale ideale per magiche apparizioni e misteriose evocazioni. Ha esposto in numerose gallerie su tutto il territorio italiano.

  • Chiara Tronchin

    Architetto e illustratrice, ha frequentato a Sàrmede (TV) diversicorsi della Scuola Internazionale per l'Infanzia "Stepan Zavrel".

  • Claudio Malacarne

    Claudio Malacarne nasce a Mantova nell’estate del 1956, quando il sole è già entrato nella costellazione del cancro. Fin dalle prime opere in lui il disegno si configura come un ambito d’azione e di riflessione privilegiato: vastissimo, autonomo e complementare al contempo alla pratica pittorica. È un laboratorio ininterrotto, un diario continuo in cui si assolve lanecessità interiore, l’urgenza esistenziale di possedere la realtà attraverso l’immagine che la ricrea. Frequentando l’atelier del maestro Enrico Longfils si muove attraverso sperimentazioni di “mezzi diversi”, dalla matita, con cui soprattutto nello studio di animali insiste sulla plasticità dei soggetti, alla penna con inchiostro di china, prima a segni minuti e spezzati, poi a tratti più densi e continui, spesso sciolti in liquide acquarellature, preludio alla Natura morta con bottiglia, frutta e sveglia del 1970 in cui il disegno si dissolve nell’impulso pittorico.  A partire dai dipinti a olio degli anni Ottanta s’intravede la lezione post-impressionista di Gauguin e di Van Gogh, di Bonnard e di Matisse, con una materia pittorica plein lumière, piuttosto che plein soleil: nelle ombre tanto sottilmente colorate da non essere neppure leggibili in quanto ombre, nel lampo fluorescente ed opalescente dei bulbi accesi nei suoi “giardini incantati” che spargono luce in tutto il paesaggio. C’è uno zampillio di colori che rimbalza sulle palme, sull’acqua del mare e sulle facciate delle case, quadruplicando il climax luminoso, nella precisa sensazione che questo – come nella narrativa di Proust o nella musica di Debussy – sia un istante sperduto nello spazio e nel tempo, irripetibile al pari di un candido pensiero, sostanziato di quiete, che solca la mente d’una fanciulla nel Ritratto della figlia Federica del 1989. Pur nel teso, coerente, ineccepibile linguaggio formale, le opere sul Concerto jazz del 2003-2008 grondano di umori esistenziali, come se il pittore lasciasse nelle serrate maglie di un’agguerrita sintassi simbolista i brani vivi, carnosi e sanguigni, della propria natura primordiale, inutilmente nascosta, perfino camuffata con ostinato pudore. Anche con le sue teste di animali nel Polittico del 2007, egli ha sempre lottato tra un proprio ideale mondo platonico, lucidamente dialettico e squisitamente mentale, e il gran flusso del suo sangue oscuro e tumultuoso, dei suoi sensi in agguato. Ed è appunto a causa di questo divario che si manifesta e determina la “fatica del pittore”, il tormento dei suoi quadri, espresso nel vigore del colore, nell’aggrovigliarsi delle immagini, nel sovrapporsi ed alternarsi dei dati naturalistici ed espressionistici sull’ordito logico di un’architettura figurativa neo-metafisica. Dopo aver scoperto il realismo spagnolo di Joaquín Sorolla, il suo occhio indagatore, il detective del colore dei Fauves, diventa nell’ultimo decennio, il puntuto, amaro artista dei “bagnanti” e dei “nuotatori”. Egli ha addirittura ingaggiato una battaglia contro il personaggio e sulla linea di un suo pirandelliano “uno, nessuno e centomila” ha puntato sulla presenza fisica della figura umana immersa nell’acqua di una piscina, divenendo dapprima il realista di una vita moderna perlustrata con una torcia al vetriolo, poi trasformandosi – lui ironico e scettico taglieggiatore di ritratti e di animali equiparati gli uni e gli altri da una comune, insopprimibile matericità – in una specie di perduto visionario suo malgrado. C’è in questi quadri tutta la sontuosa e avida eredità di Matisse, ma anche l’incanto, la sospensione, l’ansioso stupore di Rimbaud e di Valéry.

  • Corrado Pizzi

    Corrado Pizzi nasce nel 1977 ad Altamura, in provincia di Bari. Dopo aver conseguito il Diploma al Liceo Artistico di Matera, prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 2004 termina il suo percorso all’ Accademia di Belle Arti di Roma nella Sezione di Scenografia.
    Vive e lavora tra Taranto e Roma. Dal 2007 è presente in numerose mostre in ambito nazionale ed internazionale.
    La più grande ispirazione per la creazione del suo lavoro, ha trovato fondamento durante i viaggi che l’autore ha condotto nel corso degli anni che colgono in primo luogo l’introspezione dei paesaggi urbani. La sua ricerca artistica è volta a riportare su tela impressioni legate a questo impatto emotivo. Le figure umane che si muovono in tali paesaggi, si inseriscono con la loro evidente assenza o con la loro inaspettata presenza.
    La solitudine è la vera protagonista dei suoi dipinti.

  • Danilo Di Nenno

    Nasce a Lanciano, nel 1978, dove vive e lavora. Autodidatta, inizia il suo percorso artistico nel 1999, partecipando a Fiere d'arte contemporanea, Premi, rassegne, collettive e personali, in Italia e all'estero.

  • Diego Santini

    Atmosfere vaghe e fuggevoli, personaggi sognanti e al tempo stesso ironici caratterizzano le opere di Santini.

    Diego Santini é nato ad ancona nel 1975  fin da bambino ha avuto uno spiccato senso artistico, dimostrando attitudine e versatilità, toccando vari ambiti dell'arte visiva,dalla pittura all'illustrazione.

    Diplomatosi alla  scuola d'arte,frequenta corsi di illustrazione per perfezionare la sua tecnica.Partecipa a numerose mostre collettive e personali.

    Diego Santini é anche un eccellente musicista .

     

  • Federica Porro

    Federica Porro è un’artista fresca, gioiosa, che crea opere pervase da magia e mistero con elementi fiabeschi…leggibili da tutto il pubblico, che lasciano spazio all’immaginazione. Nata a Legnano nel 1979,  diplomata nel 2001 all’ Istituto Statale d’Arte di Imperia, Federica Porro è illustratrice, decoratrice e musicista. "Terra e Sogno”, la sua prima personale. Nell’estate 2013 il Comune di Andora le affida il compito di rappresentare allegoricamente la citta’, le sue ricchezze e i suoi borghi in opere uniche con cui omaggiare i componenti dello staff ed i piloti della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori. Nel mese di ottobre, per conto dell’Assessorato alla Cultura di Imperia, Federica Porrorealizza il manifesto per le celebrazioni del 90° anniversario della citta’ ed una tiratura esclusiva per le personalità coinvolte e le cittadinanze onorarie. 

  • Francesco Musante

    Nato a Genova nel 1950, Francesco Musante si diploma prima al Liceo Artistico del capoluogo ligure e poi alla sezione distaccata Albertina di belle arti di Torino. Negli anni Settanta, in piena contestazione studentesca, decide di iscriversi alla Facoltà di filosofia di Genova e frequentare i corsi di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara.Le sue prime sperimentazioni artistiche risalgono al 1967: si tratta perlopiù di ricerche astratte su grandi campiture di colore.
    L'anno successivo comincia ad esporre le sue opere in mostre collettive, concorsi di pittura e premi. I lavori degli anni 69-70 risentono dell'influenza della Pop Art e dei Combine Paintings di Rauschenberg: chiari i riferimenti all'america attraverso l'uso di scritte e l'inserimento di oggetti e legni. A partire dal 1971 decide di fare l'artista a tempo pieno. Pittore, scultore e ceramista, nel 1973 fa il suo esordio con una collettiva e una personale tenutasi alla Galleria Il Quadrifoglio di La Spezia, città dove si trasferisce dopo il matrimonio con Sandra. Un anno importante che segna l'inizio del suo lungo e fortunato percorso artistico anche come incisore. Dal 1983 comparirà infatti nei cataloghi delle “Incisioni originali italiane e straniere dell'800 e moderne” della Libreria Antiquaria di Dino e Paolo Prandi. Fino alla metà degli anni Settanta, Musante frequenta Torino e in particolare la Galleria Sperone, conosce alcuni artisti dell'Arte Povera, tra cui Penone che all'epoca insegnava al Liceo Artistico di Genova.
    Nel 1975 si assiste ad un cambio di rotta: Musante si dedica alla pittura figurativa, inizialmente creando una serie di figure femminili ispirate a Klimt ed alla Secessione Viennese. Un tema che sviscererà lungo dieci anni utilizzando le più diverse tecniche – dall'acquarello, all'olio, al collage, all'incisione – e svariati supporti – tela, legno, ceramica, lastra, carta. Questi lavori saranno esposti in una serie di mostre a Roma, Genova, La Spezia, Milano e Odessa (Urss). In questo periodo nasce anche il ciclo legato alla lettura dell'”Antologia di Spoon River” e di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol, libro che gli ispirerà un fumetto pubblicato sulla rivista “Imagocritica” nel 1980. A poco a poco comincia anche il lavoro con la grafica e gli acquerelli dove si intravedono i primi spunti narrativi e fantastici che contraddistinguono la sua opera dal 1985 fino ad oggi: compaiono i suoi “omini” che sembrano usciti da un libro di fiabe e inseriti in contesti pieni di oggetti, personaggi e parole. I suoi dipinti escono finalmente dalle atmosfere “drammatiche” e si alleggeriscono, conseguenza forse dall'aver scelto di vivere e lavorare dal 1993, nel Borgo Medioevale di Vezzano Ligure (La Spezia).

  • Francesco Toraldo

    1960 - Francesco Toraldo nasce a Catanzaro il 9 novembre. 1974 - Spesso si reca nello studio del padre Enzo. pittore romantico figurativo. Il genitore lo avvia ai primi rudimenti dell'arte. Si iscrive al Liceo Artistico di Catanzaro, ma frequenta i corsi solo per un anno. 1975 - Dopo aver abbandonato la scuola lavora nello studio del padre e intraprende seriamente a esercitarsi nel disegno e nella pittura. 1975 - 1992 - Continua ad affiancare il padre nel suo mestiere di pittore e in seguito si dedica ad attività differenti, lontane dall'arte. Espone a Genova, Roma e Lecce. Solo quando si trasferisce in Sicilia comincia a maturare il Forte bisogno di dipingere per sé in forma Autonoma. In Sicilia subisce il fascino di Renato Guttuso e Toraldo inizia a muoversi su una tavolozza che lo awicina al grande artista di Palermo. Benché per vivere svolga un altro lavoro, la pittura assorbe quasi tutte le sue energie. 1993 - La sua prima personale a Catania alla Galleria Lemonade ottiene un buon successo di critica e di pubblico. Seguono le mostre a Chianciano Terme (SI) alla Galleria d'arte Chianciano e, sempre a Catania a Palazzo del Toscano. 1995 - 1997 - Si susseguono numerose esposizioni; a Tirrenia (PI) alla Galleria d'arte Continental; a Roma insieme al Gruppo Alternativo Via Margotta e ancora a Catania alla Galleria d'arte II Cortile. Quindi Toraldo è invitato all'Accademia Federiciana. Poi va a Roma presso l'Accademia d'Arte Moderna. Gli viene affidata la realizzazione di un'opera per la chiesa Maria Immacolata di Pedara in provincia di Catania. 1998 - II Museo d'Arte Sacra di Rivisondoli (l'Aquila) lo invita a realizzare un'opera per l'istituenda Pinacoteca nella quale già sono presenti opere di Norberto, Terruso, Faccincani, Alinari. E' a Tokio al Miyako Center. Prosegue l'attività espositiva a Catania alla Galleria d'arte Cefaly. 2000 - Inizia a collaborare con le Gallerie d'arte Calcagno 2001 - 2002 - Espone sempre a Catania alla Galleria d'arte Artesia. E' invitato a Ginevra all'Euro?'Art. Inizia il periodo delle Fiere d'arte. La prima fiera: Arte Contemporanea Forlì Fiera, a Fori). 2003 - Prima esposizione all'estero a Toulouse (Francia) alla Galerie Alain Daudet. Quindi Toraldo è a Catania all'Achab cafè. Conosce il Mercante d'arte Franco Pincelli con il quale inizia un importante rapporto di collaborazione artistica. Segue l'esposizione a Pescocostanzo (AQ) con Mediar! Arte contemporanea. In seguito è presente ad Arte Padova 2003. 2004 - Continuano numerose le mostre e le Fiere in Italia. A Bitonto (BA) alla Galleria d'arte Graziart; alla Fiera di Parma, Arte Parma 2004; quindi a Viterbo a VitArte e di seguito a Lugano al MercArt. Poi è a Perugia, alla Galleria d'arte II Gianicolo e a Pescocostanzo (AQ) al Palazzo Colecchi e a Porto San Giorgio (AP) alla Galleria d'arte Imperatori. Partecipa ad Arte Padova 2004 e a Bari all'Expo Arte 2004. 2005 - Espone a Cosenza alla Galleria d'arte Dora Marano. Poi è a Catanzaro al Centro Culturale "Fontana Vecchia" e a Viterbo a VitArte 2005. Poi va a Catanzaro alla Galleria d'arte Verduci. Viene invitato a Reggio Calabria alla Galleria d'arte Serraino e partecipa a Palermo a MediArte 2005. Su invito del Presidente dell'Ente Manifestazioni Pescaresi, Lucio Fumo, realizza "Rosso Jazz" , una raccolta di 40 opere inedite. La mostra è inserita nel XXXIII Festival Internazionale del Jazz di Pescara 2005.

  • Franco Fortunato

    Nato a Roma nel 1946, Franco Fortunato si forma artisticamente da autodidatta, seguendo fin da giovanissimo il proprio spirito creativo e la propria innata passione per il disegno e per la pittura. Dopo aver compiuto studi scientifici, volge il suo sguardo al mondo della letteratura e della storia da cui trae  gli stimoli e le suggestioni per dare vita al suo originalissimo linguaggio. Sono in particolare i pittori trecenteschi ad affascinarlo e da essi recupera il gusto per la semplicità figurativa, la sintesi ed il rigore geometrico in un contesto di  fantastica surrealtà e di trasfigurazione della realtà.

    Negli anni Settanta inizia ad esporre con il “Gruppo Figurale il  Babuino”, partecipando tra l’altro alla grande mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini nel 1976, gruppo dal quale si è poi distaccato alla ricerca di un proprio linguaggio e di una completa autonomia di azione. È in questo momento che nasce il suo particolare metodo di lavorare per “cicli”: dalle Storie del parco ai Barboni che dipinge tra il 1980 e il 1985, ai  Racconti per l’Europa del 1992, dedicato alla  nascente  Unione Europea e ai dodici Paesi che la fondavano. Nel 1994 affronta il tema di Pinocchio, primo ciclo ispirato ad un romanzo, che riprenderà poi nel 2004. Non è però un caso se scene tratte dal Pinocchio appaiono già nel ciclo dei Racconti per l’Europa dove  viene raffigurata l’Italia. Per l’artista, infatti, il romanzo di Collodi è soprattutto un grande affresco del nostro paese, con la sua povertà, la sua corruzione, le sue malefatte e Pinocchio incarna quindi non solo una favola per bambini, utile tuttavia anche agli adulti, ma soprattutto un preciso spaccato della nostra società.

    Prosegue, sempre negli anni Novanta, con l’Inventario e le Città invisibili, ciclo quest’ultimo chiaramente ispirato a Italo Calvino, e poi con i Ritrova=menti e le Città ritrovate. Sottesa temporalmente e tematicamente rimane sempre la figura del Vagabondo, che rappresenta per Fortunato una dominante di poetica che affiora e riaffiora autonomamente e nelle altre tematiche. Un personaggio che compare già a  partire dagli anni Ottanta e viene  riproposto fino ai giorni nostri, ogni volta con aggiunte e mutamenti che registrano il cambiamento stesso e l’evoluzione di tutto il suo lavoro.

    Nel 2000 torna sui temi letterari affrontando il ciclo dedicato al Piccolo Principe, il capolavoro di Antoine de Saint Exupéry, mentre nel 2003 sono ancora le architetture ad attrarlo con il ciclo Architetture fantastiche. Nel 2005 realizza l’importante  ciclo su Moby Dick presentato nella significativa mostra allestita a Piancastagnaio (Siena) e successivamente realizza le Storie di Mari. Cicli accompagnati da altrettante mostre in Italia ed all’Estero: Svizzera, Francia, Belgio, Spagna, Argentina, Olanda, Stati Uniti, Germania, Canada.

    Ha realizzato varie pitture murali su edifici pubblici e privati. Fra queste va ricordato Via Matris Gloriosae  nella chiesa di Santa Maria Maggiore di  Caramanico Terme.

    Il suo lavoro si sviluppa anche nel campo della grafica, della scultura e della ceramica.

  • Giampaolo Talani

    Giampaolo Talani è nato a San Vincenzo (Livorno) nel 1955.
    Ha maturato una profonda preparazione artistica frequentando prima il Liceo Artistico poi l’Accademia di Belle Arti in Firenze dove è stato tra gli allievi prediletti del Maestro Goffredo Trovarelli. Ancora studente effettua la prima personale nel 1977. Si laurea nel 1979 con una tesi su James Ensor e viene segnalato per la partecipazione al “premio Lubiam” di Mantova dedicato ai giovani artisti .

    Intanto prosegue la ricerca pittorica, sviluppando nel tempo una tecnica ed uno stile assolutamente originali. Se, infatti, la pittura degli anni giovanili appare più dura ed inquietante, quasi pervasa da una specie di “horror vacui”, ispirandosi a illustri modelli tra cui, prediletto sin dai tempi dell’Accademia, il grande maestro belga Ensor, in una fase più matura la sua visione poetica si addolcisce e con questa anche l’espressione pittorica.

    Nel giugno 2009 ha aperto a Berlino, unico artista straniero invitato dal Parlamento cittadino, le celebrazioni europee per il ventennale della caduta del muro con la installazione “BERLINO OLTRE LA DUNA – GLI OMBRELLI DELLA LIBERTA’”.
    Un centinaio di colorati ombrelloni da mare, originati dal busto alto 3 metri di un marinaio fuso in resina, letteralmente volavano oltre quel segmento che resta del muro berlinese (Eastsidegallery) lungo le rive della Sprea.

  • Gianni Moramarco

    Gianni Moramarco nato a Torino, è un creativo a tutto tondo, la cui biografia artistica si sviluppa nell’arco di tre lustri con un percorso eclettico e co
    stante, ricco di successi creativi che vanno dall’architettura d’interni al fashion design ed alle arti visive. In anni recenti Moramarco ha sviluppato con successo il versante espositivo con presenza in numerose gallerie europee e manifestazioni artistiche d’alto livello. Di recente è da registrare la
    sua presenza alla 7a Biennale Internazionale d’Arte di Ferrara 2014. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.
    Nato a Torino , divide la sua attività tra architettura e produzione artistica.
    L’ispirazione di Gianni Moramarco sembra avere una vena “pop” che si tiene ben lontana da aridità concettuali. Talvolta surreale, talvolta molto concreto, i suoi quadri sono popolati da riferimenti chiari alla sua città d’origine i cui luoghi simbolici giocano con torri infuocate e forme addolcite ma deformate di valchirie spiate feticisticamente.
    Moramarco si muove all’interno di un meccanismo pittorico fatto di ironia, candore, artigianalità annullando le regole e i limiti della cornice dell’opera, invadendo i confini del quadro, come spinto da un impulso irrefrenabile a fugare la realtà reinterpretandola con il canone del suo linguaggio artistico.

  • Giò Mondelli

    Giò Mondelli, nasce a Milano nel 1953.

    Artista poliedrico, è pittore, disegnatore, grafico, ritrattista.

    Dopo aver frequentato la Libera Accademia di Belle Arti (LABA), si è dedicato allo studio dei Simbolisti e dei Surrealisti.

    La sua ricerca pittorica si è concentrata sulla sperimentazione di nuove tecniche, stili e tendenze. Nel corso della sua prolifica carriera, il pittore Giò Mondelli è arrivato a definire uno stile unico ed originale: nelle sue opere uniche i paesaggi naturali brillano di colori accesi e profondamente materici. 

    I quadri di Giò Mondelli gli sono valsi numerosi riconoscimenti da parte della critica, permettendogli di esporre in tutto il mondo: dall'Italia agli Stati Uniti, passando per Belgio, Germania, Francia e Stati Uniti.

    I critici d’arte riconoscono nell’artista una singolare interpretazione del paesaggio. 

    Le opere di Giò Mondelli sono in vendita a quotazioni medio-alte stabili, dato il grande successo che riscuotono presso il pubblico e la critica.

  • Giulia Del Mastio

    Giulia Del Mastio è un illustratrice freelance che nasce a Siena nel 1985. Sin dalla più tenera età ha arricchito la sua fervida fantasia con i classici della narrativa fantastica, nutrendola con la tagliente ironia di autori come Roal Dahl e il romanticismo senza tempo di illustratrici come Beatrix Potter. Dopo un percorso formativo artistico tra Firenze e Siena , Giulia ha trasformato i suoi sogni in una realtà quotidiana. Oggi collabora con numerose realtà grafiche, editoriali e imprenditoriali. Nel suo lavoro umorismo, romanticismo e cultura pop convivono armoniosamente.

  • Leo Nisi

    Nato a Bari nel 1958, Leo Nisi opera da diversi anni partecipando ad importanti rassegne nazionali ed internazionali nonchè a numerose collettive. Ha tenuto, dal 1975, mostre personali a Bari, Modugno, Latina, Sabaudia, Torino, Bologna, Milano, Soverato, Padova, Matera, Vicenza, Roma, Napoli, ecc. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero. Della sua attività si è interessata positivamente la critica militante e la sua voce è inserita in importanti pubblicazioni d'arte e riviste specializzate.

  • Luca Bellandi

    Luca Bellandi nasce a Livorno nel 1962, frequenta l'istituto d'Arte a Pisa e consegue la laurea all'Accademia d'Arte di Firenze nel 1985. La sua attività pittorica si rifà inizialmente ad autori "classici" con interventi su opere famose nell'intento di liberarsi dalla storia; in un secondo momento Bellandi entra in contatto più intimo con l'arte e l'underground americano. Nel 1994 è nominato direttore artistico nel settore Arti Visive dell'associazione culturale "Atelier delle Arti" di Livorno, dove insegna pittura e disegno.

  • Lucio Ranucci

    Lucio Ranucci nasce nel 1925 a Perled0 (Lecco), ma trascorre l'adolescenza tra Roma, Perugia e Milano. La sua crescita culturale avviene in America Centrale, con la conoscenza di grandi muralisti come Siqueiros e Orozco e, soprattutto, Diego Rivera. Alcuni critici lo hanno definito un pittore realista con influenze cubiste ed espressioniste. In oltre mezzo secolo ha esposto le sue opere in ben 13 paesi, per oltre 130 personali. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti da numerosi giornali e critici.

  • Marco Lodola

    Marco Lodola nasce nell’Aprile del 1955 a Dorno, in provincia di Pavia.

    E' tra i fondatori del gruppo “Nuovo Futurismo”, insieme a Dario Brevi. Promosso dalle teorie del critico Renato Barilli, il movimento vuole riproporre l'esaltazione della modernità ispirandosi all'avanguardia storica.

    Gli incarichi che Lodola riceve provengono da settori estremamente eterogenei: dalle industrie alle istituzioni pubbliche, dal mondo culturale a quello pubblicitario. Collabora tra gli altri con Carlsberg, Coca Cola, Coveri, Dash, Ducati, Fabbri, Illy, Swatch e Seat.

    Nell’ambito teatrale collabora con l’Opera Lirica Tosca di Puccini e con il Teatro Massimo di Palermo realizzando opere in perpex e neon dal vivace cromatismo.

    Realizza diversi loghi e immagini per importanti istituzioni come le Olimpiadi Invernali di Torino, il Giro d’Italia, Arci, il Roxy Bar di Red Ronnie, la Fiat Avio, la Juventus e Air One.

    Coloratissimi e suggestivi sono gli allestimenti di facciate in cui Lodola si cimenta con successo come per esempio gli interventi su Ca’ d’Oro a Venezia durante la Biennale del 2011.

    Note sono anche le sue collaborazioni musicali con Max Pezzali, i Timoria, Omar Pedrini, Jovanotti e altri.

    Un ulteriore esempio della sua poliedricità si manifesta nella creazione di scenografie per settori eterogenei da quella per la sfilata di Vivienne Westwood nel 2011 durante la settimana della moda milanese a scenografie cinematografiche e televisive.

  • Mark Kostabi

    Mark Kostabi nasce a Los Angeles nel 1960 da una famiglia di immigrati estoni e studia disegno e pittura alla California State University di Fullerton.
    Nel 1982 si trasferisce a New York dove assume una posizione di rilievo all’interno del movimento artistico dell’East Village. È in questo periodo che emerge il suo temperamento provocatorio nei confronti del consumismo e della mercificazione dell’arte, tematiche che affronta nelle auto-interviste.
    Nel 1988 a New York fonda il Konstabi World: una rievocazione della bottega rinascimentale contaminata dalla modernità della Factory di Warhol. Di fatto è il suo atelier/galleria, dove grazie alla collaborazione di allievi ed assistenti porta a compimento un elevatissimo numero di opere.
    Dal 1996 lavora e vive tra New York e Roma, città che gli permette di esprimere al meglio il suo grande interesse per l’arte dei Grandi Maestri. Egli stesso si considera un artista contemporaneo che rappresenta il presente guardando agli insegnamenti del passato.
    La ricerca artistica di Kostabi si focalizza su tematiche quali l’alienazione umana, la solitudine e l’omologazione, conseguenze inevitabili del consumismo imperante, del materialismo, dell’aggressività dei mass-media e dell’inarrestabile sviluppo tecnologico.
    Con tonalità calde e fredde, bianchi e neri, colori accesi, ben definiti e privi di sfumature, ombre nette e una linea marcata, i suoi uomini senza volto appaiono come manichini privi di identità che vivono un’esistenza sospesa tra atmosfere oniriche e metafisiche.
    Mark Kostabi è noto a livello internazionale e ha esposto le sue opere tra i principali musei e collezioni permanenti mondiali.
    È anche pianista e compositore conosciuto in America, Giappone e Italia.
    Ha pubblicato sette libri ed è produttore televisivo a Manhattan di un programma via cavo dal titolo Inside Kostabi. Tra i musei che ospitano le sue opere: MoMA, The Metropolitan Museum of Art, Solomon R. Guggenheim Museum of Art, Brooklyn Museum di New York
    Memphis Brooks Museum of Art di Memphis
    Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma
    Museo di Tirana
    Groninger Museum di Groniga
    Art Museum of Estonia di Tallin

  • Mauro Capelli

    Mauro Capelli è nato a Ubiale Clanezzo nel 1959 dove attualmente vive e lavora. La sua passione per l'arte è maturata fin da bambino quando amava contemplare le bellezze delle sue Valli Bergamasche e impressionarle con i colori su piccoli fogli di carta. Il 1990 è l'anno in cui in Capelli avviene il grande cambiamento. Frequenta la scuola del poeta-pittore Cesare Benaglia e la pittura prende il sopravvento su ogni sua passione spingendolo a realizzare le sue prime grandi opere che hanno come soggetti i paesaggi e le figure. In breve tempo il giovane artista viene notato in concorsi di pittura e mostre da collezionisti e da critici che gli attribuiscono importanti riconoscimenti. Le sue opere si trovano in gallerie e collezioni italiane e straniere.

  • Meloniski da Villacidro

    Nato a Villacidro (CA, Sardegna) nel 1943.

    Completamente autodidatta nel 1969 si trasferisce a Parigi, poi a Milano.

    Viaggia in tutta Europa e visita i Musei più importanti per studiare i classici del passato e gli avanguardisti contemporanei.

    Nel 1984 viene allestita una Mostra Antologica al castello Sforzesco di Milano.

    Nel 1997 il Museo delle Arti Palazzo Bandiera di Busto Arsizio gli dedica una grande esposizione con la presentazione di oltre ottanta opere inedite, tra dipinti e sculture.

    Attualmente vive e lavora nel Lodigiano. Si dedica prevalentemente alla pittura, alla scultura in marmo, bronzo e legno alla ceramica.

  • Miljenko Bengez

    Miljenko Bengez è nato a Zagabria nel 1954. Negli anni ottanta comincia ad occuparsi di pittura. Negli ultimi vent'anni il pittore ha realizzato un opus vastissimo ed i suoi dipinti, dagli inizi fino ad oggi, riscontravano sempre l'entusiasmo incontestabile sia sul palcoscenico pittorico croato sia su quello, si potrebbe dire, mondiale. Dal giorno in cui ha preso la decisione di iniziare il suo viaggio, la pittura è diventata la sua vita. Bengez era predestinato alla vocazione di pittore fin dalla nascita ed il suo viaggio pittorico fu sempre contraddistinto dalle aspirazioni pittoriche più sincere che irradiano dalle sue opere.

  • Muriel Mesini

    Muriel Mesini nasce a Torino il 26 ottobre 1980.
    Vive a Castelnuovo Calcea (Asti), un piccolo Comune del Monferrato.
    Figlia d’arte, con  una forte passione per il disegno in particolare per il ritratto a matita che ha coltivato da autodidatta. Dopo aver conseguito il Diploma Magistrale ha iniziato a svolgere l’attività di Assistente alle Autonomie dei ragazzi diversamente abili all’Istituto d’Arte di Asti, dove lavora tuttora. Nel 2003 partecipa alla seconda edizione del Concorso Internazionale “Il Bosco Stregato”, indetto dal Comune di Bosia (Cuneo) dove ottiene la segnalazione della Giuria. Nel 2007 partecipa al Concorso per il Manifesto Ufficiale 2008 dell’Associazione Nazionale “Città del Vino” classificandosi al secondo posto. Realizza inoltre illustrazioni originali per Natale 2007 e San Valentino 2008, che grazie alla sinergia con il fratello Luca (ex-allievo del Colle don Bosco e abile grafico) diventano preziosi bigliettini rifiniti a stampa.
    Il suo personale percorso di formazione continua con la ricerca di uno stile sempre più personale, la sperimentazione di nuove tecniche e di nuovi supporti su cui lavorare come la tela o il legno dove negli ultimi tempi ha trasportato immagini fino ad ora impresse unicamente sulla carta.

  • Paolo Fresu

    Paolo Fresu frequenta il Liceo Artistico di Torino e l’Accademia Albertina, che interrompe per dedicarsi alla scenografia teatrale, cinematografica e televisiva (“Come e perché crollò il Colosseo” di Luigi De Filippo, Napoli 1981; “Grunt” di Giorgio Faletti e Andy Luotto, Roma 1982; “Fantastico 90”, RAI 1, Roma 1990; “Il malato immaginario”, Teatro Asti). Coltiva dagli anni ’60 un’autonoma concezione espressiva, sensibile alle tendenze espressioniste europee, mediante insolite sperimentazioni materico-cromatiche. Dopo le sequenze a china, a pastello dei decenni ’70-’80, l’Artista persegue esperienze contenutistiche e tecniche più complesse, creando collages ed assemblaggi polimaterici d’intento surreale. L’ironica figurazione dell’immaginaria allegoria umana (re, regine, generali, prelati, arlecchini e popolani) assume nei cicli pittorici recenti una profonda simbologia, esaltata da un serrato contrasto chiaroscurale e timbrico. Nel 1992 realizza il Manifesto e la scultura - premio per “Astiteatro 14”; nel 1997 dipinge i Drappi del Palio di Asti; accanto alle numerose personali, si annoverano recenti allestimenti antologici in Asti: Foyer del Teatro Alfieri (1992), Antico Battistero di San Pietro (1997) ed in Alessandria presso il Complesso Conventuale di San Francesco (2000).

  • Pietro Delasco

    Pietro Delasco

    Figlio d’arte, come si suol dire, Piero Delasco apprende, ancor giovane, dal padre il piacere della pittura e dell’arte in generale e comprende che un vero artista non è tale se non apprende la tecnica del disegno e quella della figurazione.

    Seppur immerso nell’idilliaco ambiente familiare, il giovane si laurea in ingegneria e per alcuni anni si muove a proprio agio in questo settore, raccogliendo ampi consensi. Ma nel suo animo si muove ansiosamente il desiderio, quasi violento, di tracciare righe, linee, volti e altro nel tentativo di chetare la sua sete di conoscenza, la ferma volontà di entrare nell’anima delle cose, in quella materia che, in combutta con lo spirito, compone il nostro essere persona e dà spessore al nostro sapere.

    L’innata voglia di accumulare nuove esperienze, di conoscere altre culture lo spingono a chiudere con il presente per portarsi in giro per il mondo dove il suo animo tutto assorbe, tutto incasella in comparti aperti di quel computer che è il nostro cervello. Esperienze che gli consentiranno il raggiungimento di traguardi più elevati ed ambiziosi nel momento in cui deciderà di riprendere familiarità con i pennelli.

    Pietro Delasco quindi è un artista di particolare interesse, che va visto, studiato e memorizzato per quanto esprime in ogni suo elaborato. Non è importante dire se dipinge ad olio, acrilico o altro, quanto invece fare particolare attenzione ai suoi racconti di vita. Storie narrate nel succedersi dei quadri. Tematiche umane di stati d’animo e di filosofie quotidiane e oniriche.

    Pietro Delasco scompone immagini e colori, concretando grandi composizioni un po’ visionarie, nei quali si percepiscono nettamente sia gli influssi della sua formazione scientifica, sia l’universo sempre inesploso e inesauribile della creatività, sia, infine, un’urgenza di comunicazione che lo spinge ai cromatismi più caldi ed accattivanti. Gli eterni dualismi tra intelletto e carica emozionale, fra materialismo e trascendenza, sono analizzati e studiati come attraverso la scansione simbolica di un microscopio elettronico, alla ricerca della matrice originaria di un genoma solo apparentemente decifrato e decodificato.

    Puntigliosamente l’artista rompe e ricompone l’immagine nella quale, con estrema capacità, fa emergere valori, suoni e musica. Aristotele sosteneva che la natura si evolve meccanicamente, contraddicendo la teoria di Platone secondo la quale tutto è gestito da un’anima.

    Il Mito, tanto idolatrato è calpestato, in quest’era in cui tutto è concesso e tutto è di tutti, trasformandolo in semplice oggetto smitizzato. Pietro Delasco rompe con gli schemi, le multiple prospettive sono sezionate dalla luce, che interpone a quella usuale, in contrasto e sovrapposizione creando e cancellando continuamente in una sorte di video perenne. Niente è statico, la luce interna

    crea dinamismo, interazione con l’osservatore, multiple immagini che cercano spiegazioni e poi si fondono in un’unica possibile semplice immagine. Sono cosi che l’artista, le chiama, “semplici immagini complesse”, manipolate, colorate, cancellate, violentate e poi ricostruite e ancora alterate dalla luce, che diventa l’ ultimo elemento di caos del presunto ordine.

  • Pino Procopio

    Procopio è un pittore spiritoso, allegro, diver-tente. E’ un fine umorista, sia come pittore che come scrittore (forse anche come architetto, essendo egli laureato in architettura). E’ ironico e autocritico.

    Scrive di sé, parlando in terza persona, come Giulio Cesare:“Pino Procopio nasce a Guardavalle (CZ) il 16 Giugno del 1954, lo stesso anno che vede i natali della televisione, ma, a differenza di questa, egli nasce già a colori. Finita la terza elementare, decide di parlare il meno possibile. Alle scuole medie viene punito per aver realizzato una serie di disegni erotici. Durante una giornata di forte vento, mentre attraverso Piazza del Popolo a Roma, un foglio con il suo indirizzo e numero telefonico, carambolando sull’obelisco, va ad appiccicarsi sugli occhi di una gallerista romana. Durante la permanenza nella capitale, frequenta le varie gallerie e fa la conoscenza di molti artisti veri, ma anche finti, questi ultimi riconoscibili dall’abbigliamento

  • Renzo Nucara

    Renzo Nucara (Crema 1955) si diploma al Liceo Artistico di Bergamo nel 1973. Frequenta l'Accademia di Brera di Milano. La sua prima mostra personale risale al 1977 presso Galleria Ticino di Milano. Negli anni 80 il suo lavoro si articola intorno al tema del Diario. Emozioni, sensazioni, 'fatti del giorno' vengono scritti di getto sulla tela. Negli anni successivi la scrittura diventa segno, la tela cede il posto alla tridimensionalità, entrano in gioco nuovi materiali - legni, oggetti trovati, pellicole trasparenti - con i quali crea i Box della memoria prediligendo un abbraccio tra l'ironico e il ludico. Nel 1993 fonda insieme ad altri cinque artisti il Cracking Art Group. Partecipa con il gruppo, alle 49° Biennale di Venezia con l'installazione Sos World: più di migliaio di tartarughe di plastica riciclata e dorata che occupano i giardini intorno agli storici padiglioni. Torna alla Biennale,sempre con il Gruppo,nel 2011 e 2013.

  • Rossana Petrillo

    Rossana Petrillo è un artista Campana nata nel 1957. Nelle sue opere si rifà direttamente alle atmosfere "fin de siècle", che ispirano gli artisti della "rive gauche" della Senna e alla Belle Epoque degli anni folli parigini, animati dalla carica delle "chanteuses" dalle sottane ricche di volants e di pizzi entusiasticamente volteggianti. Per la sua produzione l'artista utilizza una scelta accurata di tessuti in seta e broccato al posto della fredda tela che rendono le sue opere più armoniose e ricche di fascino.

  • Sante Muro

    Sante Muro è nato a Polla (SA) il 23 marzo del 1978, vive e lavora a Satriano di Lucania (PZ). ritratto classico /contemporaneo e giungendo dai paesaggi urbani materici alle attuali visione oniriche di interni. È inoltre un muralista con opere pubbliche di grandi dimensioni realizzate in diversi comuni lucani.

  • Stefano Bolcato
    Stefano Bolcato è nato a Roma nel 1967 dove attualmente vive e lavora. Si è formato presso la Scuola di Arti Ornamentali S. Giacomo e l'Accademia di Belle Arti di Roma. La tecnica che predilige è la pittura ad olio che gli consente di giocare che i colori ottenendo effetti di luce e sfumature cromatiche.

  • Stefano Calisti

    Stefano Calisti nasce a Macerata il 30 Gennaio del 1958. Ha iniziato l'attività artistica da autodidatta dopo essersi interessato, per alcuni anni, di arredamento e design. Folta la sua partecipazione a rassegne artistiche anche di carattere internazionale. Sue opere inaugurano in numerose collezioni in Italia e all'estero. Ha avuto inoltre coinvolgimenti in editoria per illustrazioni e copertine di libri.

  • Ugo Nespolo

    Ugo Nespolo nasce nel 1941 a Mosso (BI), si diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti a Torino e si laurea in Lettere moderne.
    Negli anni Sessanta si trasferisce a New York, dove si lascia travolgere dalla vita cosmopolita della metropoli e subisce il fascino della nascente Pop Art, mentre negli anni Settanta milita negli ambienti concettuali e poveristi.
    Rilevante è la sua passione per il cinema che darà luogo a importanti retrospettive a lui dedicate in importanti musei stranieri (Philadelphia, New York, Londra, Parigi, Colonia, Pechino, Shanghai). Fonda con Mario Schifano il Cinema degli artisti e tra il 1967 e il 1968 realizza numerosi film che hanno come protagonisti gli amici e colleghi Enrico Baj, Michelangelo Pistoletto e Lucio Fontana.
    Nonostante le contaminazioni americane, non dimentica gli insegnamenti delle Avanguardie europee; è infatti molto marcata l’influenza di Fortunato Depero, dal quale Nespolo trae il concetto di un’arte ludica che pervade ogni aspetto della vita quotidiana. Il concetto di arte e vita (che è anche il titolo di un libro pubblicato dall’artista nel 1998) sta alla base dell’espressività di Nespolo ed è eredità del movimento Futurista: Manifesto per la ricostruzione futurista dell’universo (1915).
    Di qui anche il suo interesse per il design, l’arte applicata e la sperimentazione creativa in disparati ambiti, quali la grafica pubblicitaria, l’illustrazione, l’abbigliamento, scenografie e costumi di opere liriche. La sua ricerca spazia anche dal punto di vista dei materiali. Lavora con su molteplici supporti e con tecniche differenziate: legno, metallo, vetro, ceramica, stoffa, pietre preziose.
    La sua arte è, quindi, strettamente legata al vivere quotidiano e carica di apporti concettuali: “non si può fare arte senza riflettere sull’arte”. L’oggetto è al centro delle sue ricerche, è mezzo espressivo, linguaggio creativo; viene estrapolato dal suo uso comune e acquista valore di opera d’arte.
    Allo stesso modo, non dimentica il passato, lo rivisita, lo reinterpreta, lo rende attuale attraverso la citazione e la rievocazione, dandogli nuova vita, rendendolo spunto di riflessione.“L’universo di Nespolo è quello della ricostruzione oggettiva. […] La realtà di Nespolo non s’impone come una rivelazione immediata, totale, illuminante: essa appare come una zona intermedia e sottile a mezza strada tra la singolarizzazione dell’oggetto e la sua appropriazione diretta. […] Oggetti e forme di Nespolo vivono al condizionale e non all’indicativo. Essi affermano la loro presenza, non si impongono quanto tali”.

  • Vincent Alran

    Nato nel 1964 ad Avignone, Vincent Alran ha stabilito il suo studio ai piedi della butte Montmartre, lì dove si libra ancora lo spirito bohème di alcuni dei più grandi nomi della pittura. Ma serba per il suo "paese" natio, per i suoi toros bravos, i suoi gitani, i suoi calanchi e il suo "farniente" un amore che trapela da ciascuno dei suoi quadri, e che nutre con delle scappatelle regolari nella sua regione. Vincitore dell'esposizione europea di Nimes nel 1987, una delle sue opere è stata acquistata dal Museo d'arte Contemporanea della città. In seguito ha esposto le sue opere a Parigi (Villa Planeix-Le Corbusier), Bruxelles (Gallerie Molière) e New York (New Musical Seminar). E' inoltre sempre più presente nelle gallerie del sud della Francia (Lourmarin, L'isle-sur-la-Sorgue, Avignone). La musica, la sua seconda passione, l'ha portato anche ad illustrare diversi manifesti di spettacoli (Les Eurientales di Cracovie, Mme Butterfly di Howard Buten...) e anche alcune copertine di dischi per Maxime Le Forestier.

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